3 commenti su “Il giorno di chi non ha paura di continuare – Lettera di Natale 2012”
Ricevo via mail e pubblico: La nostra società è votata al facile e subito, e quindi anche allo sperperare dei soldi pur di risolvere le questioni, senza forse porsi troppi problemi di merito. Spero che almeno questa crisi economica ci aiuti ad entrare più nel merito, di tante cose, e quindi ci obblighi di dedicare tempo e attenzione a quello che facciamo.
Caro Alessandro, sono d’accordo con il tema della questione e sull’enunciazione generale. Ma… farei un po’ di “distinguo”. La questione di base è che dovremmo essere responsabili, quindi assumerci l’onere di essere coerenti e perseveranti con un determinato plafond di principi etici e morali. Va benissimo, purchè siano sufficientemente flessibili da adattarsi alle più diverse situazioni. La coerenza funziona finchè non diventa sterile e fine a sè stessa. Altrimenti le persone non cambierebbero lavoro, non romperebbero mai vincoli matrimoniali o di coppia, non avrebbero mai potuto raggiungere traguardi (di tecnica, di pensiero). La differenza in tutto questo la fa invece la spinta ad andare oltre a dei confini prestabiliti. Come puoi pensare che la lealtà ad un’idea, un’azienda, ad un gruppo sia cieca e sorda, acritica? Non sarebbe costruttiva, finiremmo tutti nel girone degli ignavi. Credo che sia troppo semplice tradurre il tutto in quattro frasette generalistiche. Il concetto di soddisfazione manca completamente, così come quello di realizzazione del sè.
Infatti ho specificato che non deve essere un invito alla staticità. Occorre cercare responsabilmente delle soluzioni, senza arrendersi alle prime difficoltà.
Ricevo via mail e pubblico:
La nostra società è votata al facile e subito, e quindi anche allo sperperare dei soldi pur di risolvere le questioni, senza forse porsi troppi problemi di merito. Spero che almeno questa crisi economica ci aiuti ad entrare più nel merito, di tante cose, e quindi ci obblighi di dedicare tempo e attenzione a quello che facciamo.
Caro Alessandro, sono d’accordo con il tema della questione e sull’enunciazione generale. Ma… farei un po’ di “distinguo”.
La questione di base è che dovremmo essere responsabili, quindi assumerci l’onere di essere coerenti e perseveranti con un determinato plafond di principi etici e morali.
Va benissimo, purchè siano sufficientemente flessibili da adattarsi alle più diverse situazioni. La coerenza funziona finchè non diventa sterile e fine a sè stessa. Altrimenti le persone non cambierebbero lavoro, non romperebbero mai vincoli matrimoniali o di coppia, non avrebbero mai potuto raggiungere traguardi (di tecnica, di pensiero).
La differenza in tutto questo la fa invece la spinta ad andare oltre a dei confini prestabiliti.
Come puoi pensare che la lealtà ad un’idea, un’azienda, ad un gruppo sia cieca e sorda, acritica?
Non sarebbe costruttiva, finiremmo tutti nel girone degli ignavi.
Credo che sia troppo semplice tradurre il tutto in quattro frasette generalistiche.
Il concetto di soddisfazione manca completamente, così come quello di realizzazione del sè.
Infatti ho specificato che non deve essere un invito alla staticità. Occorre cercare responsabilmente delle soluzioni, senza arrendersi alle prime difficoltà.