Il perdono è un non senso? Non proprio.

Da un post prelevato dal sito dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti un interessante articolo sulla coscienza civile integrata nella coscienza religiosa, dal quale estraggo un pezzo veramente interessante:

Dal punto di vista della giustizia sociale il perdono è un non senso: le leggi vanno rispettate e chi non le rispetta, in base al principio di responsabilità, ne sopporta le conseguenze che non possono essere annullate dal perdono: la società civile fallirebbe. Il perdono religioso, se vanifica il rigore della legge, distrugge la coscienza civile.

Purtroppo un concetto che al giorno d’oggi viene sorpassato dall’eccessivo buonismo. Non dico che il perdono non ci debba mai essere, ma che bisogna comunque rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni senza cercando quel senso di de-responsabilizzazione che ormai pervade la vita quotidiana. Va bene perdonare, ma senza farsi prendere in giro: a tutto c’è un limite.

Collegandosi al perdono religioso, trova applicazione la parabola del padrone generoso e del servo spietato, adeguatamente commentata qui, nella quale in un primo momento vince la comprensione e il perdono, seguito poi dalla trionfo della giustizia.

Tornerò su questo tema, il confine tra giustizia e misericordia è veramente sottile…

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