In questi ultimi giorni sono stato colpito da una cosa: andando a mangiare alla Festa del PD e alla Sagra del Cappelletto di Porto Fuori ho notato che gli scontrini emessi hanno la dicitura “Scontrino non fiscale”.
Lì per lì l’ho dato per scontato, ma poi mi sono fatto due domande e ho fatto qualche ricerca su Google. Un bel post all’interno del vademecum dell’organizzatore delle Feste dell’Unità (mi piace il vecchio nome) allega il decreto che permette questa pratica. Non ci capisco niente, sinceramente, e chiederei delucidazioni a chi ne sa più di me.
Stesso discorso però vale per tutte le varie feste che si trovano in giro, non solo per le Feste del PD ma anche per quelle della Lega, del PDL e via andare… non si parla di privilegio di correnti politiche.
Comunque, come immaginavo, non sono l’unico a porsi la domanda… e ho trovato un paio di articoli interessanti.
Il primo pone una giustificazione in effetti comprensibile:
«Le organizzazioni senza scopo di lucro e i partiti politici non hanno partita iva, noi non dobbiamo e non possiamo rilasciare scontrini fiscali». Ma questo, insiste il responsabile della Festa, non vuol dire che la Festa dell’Unità non contribuisca alle casse dello Stato. «Il 10% di iva che paghiamo sugli acquisti non viene recuperata»
Tecnicamente il ragionamento fila, ma fino ad un certo punto. Io compro alimenti per 100, pago 110 iva inclusa. 10 vanno allo Stato. Poi però la stessa roba magari la vendo a 300, e dovrei incassarne 330 iva inclusa. Quindi, se fossi un ristorante, in realtà pagherei 30-10=20 allo Stato per la sola iva. Senza contare le tasse che dovrei pagare sui 200 di utile, al netto delle altre spese. Quindi non mi sembra che lo stato faccia poi tutto questo grande affare…
«La Festa è un’attività volontaria di partito e come tale non va tassata»
Mah, andrebbe anche bene in teoria. Ma non si può dire di eventi nei quali paghi quanto (e a volte forse di più) di un ristorante. Paghi di più considerando che tutto il ricavo è esentasse. Ohi, forse fanno anche bene ad incazzarsi i ristoratori in questo caso… e viene in aiuto il secondo articolo che ho trovato.
«Le feste fanno per molte settimane concorrenza agli esercizi commerciali locali ma godono di vantaggi fiscali (a cui potrebbero rinunciare) che un ristoratore non può avere. Il bello è che all’interno delle stesse feste si tuona contro l’evasione fiscale».
Alla fine anche questo è da considerare tra i vari costi della politica. Anche se è nascosto come agevolazione, sono soldi che vengono tranquillamente evasi dalle casse dello stato. E per quanto riguarda le sagre paesane? Boh, non saprei. Mi dicono che alla fine il Comitato della Sagra dei Cappelletti di Porto Fuori abbia donato gli utili della festa dello scorso anno al Comune per il rifacimento dell’asfalto della strada e della piazzetta vicino alla scuola.
Concluderei così: va bene lasciare l’agevolazione per le reali attività di volontariato, ma evitiamo di mascherare manifestazioni che sono palesemente focalizzate sull’incasso dei ristoranti come attività non commerciali. Come al solito, ci nascondiamo dietro ad un dito. Brava Italia.
Ogni chiosco, paga al comune un discreto quantitativo di euro, per occupare lo spazio pubblico in queste manifestazioni, se poi gli chiedonono anche il 40% con gli scontrini, lavorano in pratica per la gloria… Gli esercizi fissi,attorno a lle fiere che rilasciamo lo scontrino fiscale, in quei giorni, grazie a tutto l’ altro contorno, ci guadagnano loro pure… Sono altri i mali dell itaGlia!
Un ristorante o un esercente in generale paga un discreto quantitativo di euro per l’affitto o per l’acquisto del locale, più tutte le licenze, permessi annessi e connessi. Ivi incluse le certificazioni sanitarie: gli stand delle sagre sono tutti a norma da questo punto di vista?
Noto che questo articolo è quelli maggiormente raggiungo dai motori di ricerca: si vede che è un tema “caldo”…
Ieri mi sono recato a Sant’Agata Feltria per la Sagra del Tartufo.
Ho notato alcune cose da un punto di vista fiscale che non mi hanno convinto:
– al mio arrivo, ho parcheggiato vicino al campo da calcio e mi è stata rilasciata una ricevuta non numerata (quindi non valida fiscalmente) intestata dalla ASD Santagatese pari ad € 2,00;
– alla cassa dello stand gastronomico non mi è stata rilasciata alcuna ricevuta o scontrino a fronte di una spesa pari ad € 80,00;
– alla bancarella che vende le cipolle nei pressi dello stand gastronomico non mi è stato rilasciato alcuno scontrino a fronte di una spesa pari ad € 10,00, cosa che invece è regolarmente avvenuta nelle altre bancarelle (unica differenza nella bancarella che vende i tortelli alla piastra che non ha rilasciato alcuna ricevuta ma ha annotato l’importo nel registro fiscale che aveva sottomano).
Ho chiesto informazioni al Comune e alla Pro Loco.