Ai tempi dell’università dovetti perfezionare un linguaggio di programmazione e il professore ci consigliò di studiare sul libro (appena tradotto in italiano per mia fortuna) scritto dal “padre” di questo linguaggio. Per poter utilizzare un linguaggio di programmazione occorre sottostare a delle regole sintattiche e semantiche, un po’ come avviene in un idioma (come la nostra lingua madre): tali regole sono, per natura dello strumento informatico, rigide e ben delineate.
È uno dei libri che rimarranno impressi nella mia memoria perché è stato strutturato in modo tale che il lettore non imparasse mnemonicamente le regole necessarie per l’utilizzo del codice, ma capisse le motivazioni che stavano dietro a certe scelte. Sovente quindi oltre ad illustrare l’utilizzo di una certa funzionalità l’autore non si soffermava sui concetti basilari ma cercava di spiegare, più o meno nel dettaglio:
- le motivazioni che portavano a quella scelta;
- gli obiettivi più ampi che si volevano raggiungere;
- l’analisi dettagliata delle casistiche e suggerimenti per ottimizzarne l’utilizzo;
- le soluzioni alternative prese in considerazione dimostrando pro e contro di ogni scelta;
- le modifiche storiche in base alle nuove esigenze degli utenti e l’evoluzione delle macchine.
Un lettore poteva quindi scegliere se approfondire o meno i vari aspetti, soprassedendo quindi su quelli meno interessanti per la propria attività e invece dedicando maggior tempo sui punti più stimolanti.
Credo che questo approccio si possa considerare perfetto sia per il mondo accademico sia per coloro che utilizzano l’approccio scientifico non limitandosi al lato tecnico e pratico nelle proprie attività.
La trasposizione di questo paradigma nel mondo sportivo può essere efficace soprattutto per coloro che sono abituati a far rispettare le regole del gioco. Il ruolo dell’arbitro come educatore quindi viene rafforzato da questo metodo formativo, soprattutto se prendiamo per valido il principio espresso in un regolamento tecnico di disciplina che recita più o meno testualmente: Per prendere una decisione gli arbitri devono tenere in considerazione e ben presente lo spirito e l’intento delle regole e la necessità di preservare l’integrità del gioco.
All’inizio della mia carriera arbitrale vedevo il regolamento come un insieme di norme da applicare con fermezza affinché la gara si svolgesse correttamente. Grazie all’esperienza di istruttore arbitri e alla crescita del gioco (che ha portato un miglioramento della formazione e alla riforma di alcuni principi base del modo di arbitrare) ho successivamente iniziato ad apprezzare (in un periodo contemporaneo comunque allo studio del libro citato all’inizio) l’analisi delle motivazioni che stavano dietro ad alcune regole e successive modifiche del regolamento e di conseguenza degli obiettivi di gioco che si volevano raggiungere.
Ho così iniziato ad ascoltare con orecchio diverso i miei istruttori nel momento in cui si parlava dello spirito delle regole e parallelamente ad evitare quelle discussioni puntigliose che non portavano a nessun risultato.
La ricerca dello spirito di ogni regola e delle loro trasformazioni si è successivamente specchiata nel mio modo di tenere le lezioni ai giovani arbitri e comunque nell’attività di tutoraggio, soprattutto quando si trattava di alcuni punti la cui comprensione complessiva può non essere immediata e che quindi trae grandi benefici da questo approccio.
Ma il “mondo delle regole” ci avvolge in ogni nostra attività in qualsiasi ambito e dobbiamo imparare a conviverci, soprattutto quando siamo noi a doverle definire. L’attività di stesura di un regolamento, che serve per disciplinare determinate materie, attività o funzionamenti interni, non è banale perché le norme devono raccogliere le esigenze, eque, delle varie parti in causa.
Una volta individuate le norme (sia che si tratti di un lavoro ex novo che di una revisione) dopo un’attenta analisi nella quale va coinvolto a vario titolo e a vari livelli chi ne è interessato al fine di ottenerne un’approvazione (implicita od esplicita) condivisa, occorre non dimenticare il percorso che ha portato ad una certa direttiva cercando di riassumerlo e condividerlo.
Questo lavoro può essere solido punto di partenza in fase di successive revisioni al fine né di rinnegare il lavoro fatto in tempi passati né di perdere considerazioni costruttive fatte in occasioni di precedenti verifiche. Inoltre può essere d’aiuto anche per identificare con chiarezza le regole che devono essere modificate quando emerge un cambiamento nelle esigenze e negli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Non va trascurato il fatto che può inoltre essere utile per trasmettere ai destinatari finali il messaggio che la normativa di per sé non è un criptico documento da temere e rigettare per principio, ma un documento che rispecchia veramente le esigenze dei fruitori. Questo passaggio inoltre aiuta chi è chiamato a far rispettare le norme, limitando le possibili interpretazioni che possano andare fuori dallo spirito del legislatore.
Ciò avviene esplicitando i principi generativi che sono stati individuati. Nella pratica, questa dichiarazione precisa si può tradurre nella redazione di un’interpretazione ufficiale che può assumere la forma di un commento in calce alle regole (rispecchiando lo schema di dettaglio utilizzato nel libro sul linguaggio di programmazione, che approvo in pieno) o quella di un documento separato che può quindi non rispecchiare la divisione in titoli e in articoli del regolamento in esame ma che comunque richiami tale schema.
È un lavoro impegnativo e gravoso, ma che può essere utile a risparmiare successivi problemi di attuazione. Soprattutto in un mondo come quello di oggi poco avvezzo al rispetto delle regole e ancor di più in un settore come il nostro dove i ruoli possono cambiare nel tempo e non ci si può quindi permettere di lasciare una parte importante di memoria storica dell’Associazione esclusivamente nella mente dei propri operatori, pur capaci e valenti che siano.
Un pensiero questo da tenere in considerazione soprattutto in un momento importante per il CSI che prima ha visto nascere “Sport in regola” come regolamento per l’attività sportiva condiviso a livello nazionale, che ora sta rinnovando il proprio Statuto e che in futuro dovrà quindi varare nuovi regolamenti per disciplinare i vari aspetti della vita associativa.