A dicembre è accaduto un episodio piccolo, ma sotto certi versi significativo: partecipando ad un forum di una nostra nuova squadra che proviene da un altro Ente, mi sono sentito rispondere con queste parole: “Un esponente CSI che legge e scrive su un blog? Ma questo CSI è il paradiso?”.
Parafrasando un intervento di Marco Guizzardi in occasione dell’incontro di presentazione del progetto “Lo sport è di casa nella Chiesa”, la diffusione di questi strumenti “social” dimostra che è ancora vivo il bisogno di socializzare, di scambiare opinioni e di comunicare abbattendo alcune barriere proprie della comunicazione “ordinaria”.
Questo è un percorso che ho intrapreso da quest’anno e che sembra dare i suoi frutti: partecipare attivamente a tutti i forum/blog/siti/Facebook delle società sportive (è anche vero che ho 12 squadre in tutto, quindi in un quarto d’ora al giorno riesco a fare tutto).
Evidentemente le Società ci chiedono di eliminare certi muri istituzionali ma di adeguarci anche ai nuovi strumenti di comunicazione ed a situazioni informali. Questo anche per riuscire a carpire esigenze nascoste che magari non vengono esternate in sedi ufficiali…
Ciò in aggiunta comunque ad un fondamentale ed impegnativo lavoro continuo di rapporto personale con qualche telefonata, qualche email, andando a vedere qualche partita… il solito “lavoro”.
Con questa riflessione in testa, ho letto il messaggio che il Santo Padre ha inviato per la XLIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali il cui tema è appunto “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola“. Un documento che, assieme a quello corrispondente dell’anno passato, andrebbe letto da tutti gli operatori della comunicazione in quanto evidenzia aspetti fondamentali per l’utilizzo di questi nuovi strumenti, e che mai mi sarei aspettato di riceve da un’istituzione secolare.
Benedetto XVI esorta i Sacerdoti a “cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione”.
Permettetemi di estrarre alcuni passaggi da entrambi i documenti che ritengo essere significativi per questa riflessione e che possiamo fare nostri nel quotidiano.
Desidero incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie rappresenta una grande risorsa per l’umanità nel suo insieme e per l’uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo: esse stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Tali tecnologie sono un vero dono per l’umanità: dobbiamo perciò far sì che i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile.
I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l’uso nel ministero sacerdotale.
Il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive ed attualizzazioni all’esortazione paolina: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto, la responsabilità dell’annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace.
Il desiderio di connessione e l’istinto di comunicazione, che sono così scontati nella cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri. In realtà, quando ci apriamo agli altri, noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diventiamo più pienamente umani.
Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata “tastiera di funzioni” della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell’apporto di quella nuova generazione di audiovisivi che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l’evangelizzazione e la catechesi.
Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali.
Quindi, abbandonando ogni forma di autoritarismo pur non perdendo il rispetto istituzionale e cercando sempre di raggiungere un sufficiente livello di autorevolezza, dobbiamo riuscire a cogliere le potenzialità della “riforma digitale” per trasmettere la cultura del rispetto e del nostro messaggio educativo.